Regno Unito: principio di uguaglianza nel nuovo sistema di immigrazione

L’Equality Act 2010 individua nove specifiche caratteristiche protette. Nell’ultima analisi in materia di uguaglianza e parita’ di trattamento pubblicata da Home Office nel mese di febbraio 2022, vengono presi in considerazione gli effetti negativi che il nuovo sistema a punti potrebbe avere su persone che presentano caratteristiche protette.

Il documento di Home Office inizia affermando che e’ stata riscontrata una divisione equa di uomini e donne emigrati nel Regno Unito. La previsione di una soglia salariale minima per i visti per lavoratori qualificati potrebbe avere un impatto diverso su candidati di sesso diverso.

Tuttavia, Home Office conferma che le soglie salariali, secondo il nuovo sistema, sono state fissate al 25° percentile della distribuzione dei guadagni a tempo pieno rilevante, il che significa che coloro che intendono trasferirsi a vivere e lavorare nel Regno Unito dovranno ricevere uno stipendio minimo pari o superiore al livello di stipendi piu’ basso del 25% dei soggetti stipendiati di quella categoria. Cio’ riduce il rischio che le attuali soglie salariali minime siano un ostacolo all’ottenimento di un visto per lavoratori qualificati.

Nel documento, e’ stata valutata la possibilita’ di introdurre variazioni del salario minimo in base  all’area in cui il titolare del visto lavora. Tali variazioni non sono, al momento, previste dal sistema di immigrazione a punti.  Il report mostra che per le donne nel nord-est ed est nelle Midlands, ad esempio, lo stipendio medio non soddisfa le soglie salariali minime. Il report, tuttavia, conclude che tale tipo di discriminazione indiretta risulta giustificata, in quanto la considerazione delle variazioni salariali su base territoriale complicherebbe eccessivamente il sistema di immigrazione.

Il report ha anche considerato l’effetto del requisito salariale sulle donne che lavorano part time, in quanto la soglia salariale generale non è proporzionale alle ore di lavoro svolte. Studi di settore mostrano che circa il 37% delle donne lavora part time, rispetto alla percentuale degli uomini (circa il 12%); cio’ ha come conseguenza che le donne che lavorano part time potrebbero essere escluse dai vari percorsi di immigrazione.

La dichiarazione di Home Office, tuttavia, non ha suggerito l’adozione di modifiche al riguardo, indicando che, in ogni caso, la maggior parte dei ruoli part-time non sarebbe comunque idonea ad ottenere un visto, poiche’ si tratta di ruoli non sufficientemente qualificati. Il governo ha ribadito l’approccio relativo all’adozione di un salario minimo indipendente dalle ore di lavoro, affermando che tale soglia e’ necessaria affinche’ il lavoratore  apporti un contributo economico al Regno Unito. Inoltre, la ripartizione proporzionale dei livelli salariali minimi comporta il rischio di abusi da parte dei datori di lavoro, che potrebbero far lavorare i lavoratori migranti oltre all’orario part-time.

Sebbene il report di Home Office identifichi le aree in cui le donne possono essere svantaggiate, non suggerisce alcuna mitigazione sostanziale.

Non è chiaro se una soglia salariale più bassa sia da sola sufficiente a mitigare eventuali disuguaglianze che le donne potrebbero dover affrontare nel nuovo sistema di immigrazione.

Tuttavia, l’adozione, in futuro, di modifiche al requisito salariale, ad esempio, permettendo una ripartizione proporzionale in base alle ore di lavoro svolte, non deve essere esclusa a priori se utile a ridurre il problema della disparita’ di genere.

Redazione