Corea del Sud: interpretazione dei contratti commerciali

Nel caso di un contratto commerciale stipulato tra una societa’ coreana ed una societa’ straniera, un potenziale problema e’ costituito dalla determinazione della legge applicabile al contratto. Le parti hanno la facolta’ di scegliere la legge applicabile al loro contratto. Il diritto privato internazionale in Corea permette esplicitamente alle parti di inserire nel contratto una clausola sulla scelta della legge ad esso applicabile. In tal caso, in presenza di una simile clausola, le parti non potranno applicare una legge diversa da quella prescelta.

Talvolta, possono sorgere controversie tra le parti contraenti in merito all’interpretazione di alcune clausole contrattuali. Se un contratto in forma scritta è stato redatto dalle parti ed il linguaggio utilizzato e’ oggettivamente chiaro, i tribunali interpreteranno la manifestazione di volontà delle parti in modo letterale, fatte salve alcune situazioni eccezionali.

Se il linguaggio utilizzato nel contratto non è oggettivamente chiaro, il tribunale prendera’ in considerazione non solo in linguaggio nel suo significato letterale ma anche lo scopo e le circostanze del caso, l’intenzione delle parti, prassi e consuetudini ed altri fattori, in modo che l’interpretazione sia coerente con i concetti sociali di giustizia ed equità.

Come parte del principio della libertà contrattuale, i tribunali coreani riconoscono la libertà delle parti di determinare i termini dei propri contratti. La libertà di determinare le condizioni contrattuali è, tuttavia, limitata dalla necessità di mantenere un equilibrio con altri valori, come l’etica sociale e la conclusione di contratti equi per le parti, come previsto dal Civil Act (ad esempio, principio di buona fede, ordine pubblico e buon costume).

Il Civil Act prevede l’invalidita’ di atti che violano la morale e l’ordine pubblico. Trattandosi di concetti astratti, i dettagli specifici possono essere determinati solo attraverso le sentenze dei tribunali in casi simili. Se un determinato atto viola l’ordine sociale o il buon costume, l’atto sarà considerato nullo; pertanto, non sara’ necessario adempiere a qualsiasi obbligazione prevista dal contratto, qualora tale obbligazione sia considerata nulla.

Il principio di buona fede, riconosciuto dal Civil Act, prevede che, nell’esercizio di un diritto o nell’adempimento di un’obbligazione, una persona debba agire nel rispetto del legittimo interesse dell’altra parte.

Un contratto si dice standard quando e’ stato preparato da una delle parti in una determinata forma affinché possa essere utilizzato con un numero indeterminato di altre persone. I contratti commerciali possono assumere la forma di un contratto standard. La legge sulla regolamentazione dei contratti standard stabilisce tre principi per l’interpretazione di un detto contratto:

  • principio di interpretazione oggettiva e unitaria: un contratto standard deve essere interpretato in modo obiettivo e unitario secondo il linguaggio contrattuale, senza considerare le circostanze specifiche delle diverse parti contraenti;
  • principio di interpretazione a favore della parte che non ha redatto il contratto: laddove il significato di un contratto standard non sia chiaro o potrebbe essere interpretato in modi diversi, l’ambiguità dovra’ essere risolta a favore del cliente, ovvero della parte che non ha redatto il contratto; e

principio di interpretazione restrittiva: la clausola di immunità, utilizzata principalmente a vantaggio della parte che ha redatto il contratto, dovra’ essere interpretata in modo restrittivo e rigoroso e il contratto standard non dovra’ essere interpretato in modo estensivo con riferimento all’oggetto ed allo scopo dei termini contrattuali originali.

Redazione